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ADSL: prezzi in aumento del 10% per favorire la fibra ottica.

Molti italiani stanno ansiosamente aspettando di vedere la fine della loro vecchia linea ADSL e la tanto attesa connessione FTTH. Tuttavia, le cose si complicano con un emendamento nella legge di bilancio 2025 che promette di riuscire a cambiare tutto, ma non per tutti. C’è un’inquietante prospettiva di un aumento dei costi per i servizi in rame, presentato dal deputato Carmine Fabio Raimondo di Forza Italia. Scopriamo di più su questa manovra che ha suscitato forti reazioni nel settore.

Il recente emendamento all’art. 76-bis della legge di bilancio 2025 mira a velocizzare la transizione verso la banda ultra larga, proponendo obiettivi ambiziosi come raggiungere almeno il 50% delle utenze entro il 2026, con l’ambizione di arrivare al 100% entro il 2030. Tuttavia, c’è una questione fondamentale da considerare. Tale accelerazione sembra ben lontana dall’essere equa, in quanto i costi ricadranno sugli utenti italiani che non possono permettersi o magari non hanno ancora la possibilità concreta di passare alla fibra ottica.

Con l’entrata in vigore di questo nuovo provvedimento, a partire dal 1° gennaio 2025, è previsto un incremento dei prezzi del 10% per tutti i servizi attualmente erogati in rame. Questo non può che sollevare interrogativi e preoccupazioni, soprattutto tra coloro che non hanno ancora accesso a una connessione in fibra. Non si tratta semplicemente di un aumento dei costi, bensì di una vera e propria strategia forzata per indurre i consumatori a migrarre verso la nuova tecnologia. E questa non è certo una novità gradita a chi si sente già abbandonato da un sistema che dovrebbe garantire accessibilità e inclusività.

Critiche dall’Associazione Italiana Internet Provider

Non sorprende che l’AIIP, l’Associazione Italiana Internet Provider, abbia lanciato un forte appello contro questa mossa, definendola una “tassa in bolletta“. Questo emendamento, infatti, viene visto come un’imposta indiretta che colpisce in particolare quei consumatori e quelle aziende che si trovano a essere ancora non serviti da reti in fibra ottica. Si rischia dunque di perpetuare un divario digitale a discapito di chi non ha scelta—la nuova tassa colpirà proprio coloro che potrebbero trovarsi in difficoltà.

Inoltre, c’è il particolare problema del fondo che viene istituito per coprire i costi della transizione. L’AIIP sottolinea come questa somma, incassata dall’aumento dei prezzi, potrebbe configurarsi come un “aiuto di Stato“, dato che, a conti fatti, solo una rete nazionale in rame è sotto il controllo di un unico operatore, TIM, creando di fatto una situazione di monopolio che non fa certo bene al mercato.

Tempistiche e preoccupazioni per il futuro

L’emendamento riguarda anche le tempistiche per il dismissione della rete in rame, stabilendo scadenze più rapide rispetto a quelle finora definite da AGCOM. In pratica, anche qualora non fosse disponibile una rete in fibra ottica o se la migrazione non fosse stata ancora avviata, gli operatori di telecomunicazioni dovranno interrompere il servizio. Questo è un punto delicato, poiché solleva interrogativi non indifferenti sul futuro delle comunicazioni, mettendo a rischio la continuità del servizio per milioni di utenti.

Federconsumatori ha prontamente messo in guardia riguardo a questa situazione, invitando a una riflessione seria sulle conseguenze di tali misure. In questo clima di incertezze, sia l’AIIP che Federconsumatori richiedono che l’emendamento venga immediatamente ritirato. Le due associazioni esprimono chiaramente la necessità di affrontare temi così intricati con provvedimenti adeguati e rispettosi delle esigenze di tutti i cittadini italiani.

Mentre l’Italia si prepara ad affrontare una rivoluzione nella connettività digitale, il dibattito su come promuovere un accesso equo e sostenibile alla banda ultra larga è più che mai attuale.

Martina Georgi

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