La vicenda di vandalismo che ha segnato Canazei tra il 2020 e il 2021 riemerge con la prima sentenza definitiva nei confronti di uno dei responsabili. Un episodio che ha sollevato indignazione e preoccupazione per il comportamento di un gruppo di minorenni, figli di imprenditori e politici, che ha ridotto in miseria una baita storica. Questo articolo esplora i dettagli della situazione legale attuale, i danni causati, e la risposta dei servizi sociali.
L’episodio di vandalismo
Il devastante raid vandalico si è verificato in più occasioni tra dicembre 2020 e aprile 2021, coinvolgendo un gruppo di dodici minorenni, tutti sedicenni tranne un quattordicenne. Il gruppo ha compiuto tre atti di vandalismo su un’abitazione storica a Canazei, una baita frequentata dalla famiglia proprietaria, originaria di Bologna. La prima incursione, a fine 2020, ha segnato l’inizio di un incubo per i proprietari, con distruzioni all’insegna dell’imprudenza e del consumo smodato di superalcolici.
All’interno della baita, i ragazzi hanno ridotto in macerie mobili, finestre, frigoriferi e persino una caldaia. Alcuni oggetti, che rappresentavano ricordi per la famiglia e il loro legame con il territorio, sono stati lanciati dal balcone della mansarda, trasformando la casa in un campo di battaglia. Secondo la famiglia, gli oggetti distrutti testimoniano la memoria di tre generazioni, mentre la difesa dei minori sostiene che si trattasse di beni di scarso valore economico, complicando il discorso riguardante il risarcimento.
I risarcimenti e le condanne
A quasi quattro anni di distanza dai fatti, sta emergendo la verità giuridica su quanto accaduto. Uno dei dodici ragazzi ha scelto di affrontare il processo con rito abbreviato e ha ricevuto la prima condanna, mentre un altro è stato prosciolto con perdono giudiziale. Per gli altri dieci, il reato è stato dichiarato estinto poiché il percorso di affidamento ai servizi sociali è andato a buon fine, riportando così la speranza in un recupero personale per i giovani coinvolti.
Nonostante le condanne, la questione economica rimane aperta e spinosa. La famiglia proprietaria ha denunciato danni ingentissimi, quantificabili in 130mila euro, proporzionati ai danni materiali e al valore affettivo di quelli distrutti. Le famiglie dei ragazzini, 11 su 12, hanno proposto un risarcimento di 5mila euro a testa, per un totale di 55mila euro, cifra lontana da quella richiesta dalla parte lesa. È chiaro che le conseguenze di questo atto di vandalismo non si limitano solo a ambiti legali, ma coinvolgono anche emotivamente le persone interessate.
Il ruolo dei servizi sociali
La risposta della giustizia nei confronti di questi giovani ha trovato espressione nei lavori socialmente utili, a cui sono stati destinati. Il giudice ha infatti concesso la messa alla prova, permettendo a dieci dei coinvolti di riparare ai danni affrontando un lavoro attivo in favore della comunità. Questi ragazzi si sono dedicati ad attività di supporto a persone anziane, disabili e associazioni locali, e hanno anche collaborato per il decoro urbano, tentando di trasformare una storia di distruzione in una di rinascita personale e sociale.
L’impegno assiduo e la partecipazione attiva ai progetti del territorio sono stati fondamentali per i ragazzi, che hanno avuto così l’opportunità di riflettere su quanto accaduto e cercare un risarcimento morale oltre che materiale. I servizi sociali, in questo contesto, hanno avuto un ruolo cruciale nell’evidenziare il valore del recupero e del reinserimento nella vita comunitaria, dimostrando che anche dalle esperienze più negative è possibile costruire un futuro più positivo.