La storia di Yasmine a Pantelleria: «L’abbiamo trovata congelata»

Il drammatico salvataggio di Yasmine, undicenne scomparsa in mare durante un viaggio migratorio dalla Tunisia, solleva interrogativi sulla tragedia dei migranti e l’urgenza di interventi umanitari.
La storia di Yasmine a Pantelleria: «L’abbiamo trovata congelata» - (Credit: www.open.online)

La storia di Yasmine, una ragazzina di undici anni originaria della Sierra Leone, rappresenta un dramma umano senza precedenti nei recenti eventi di migrazione. Il suo salvataggio, avvenuto a dieci miglia da Lampedusa, ha scioccato il pubblico e ha sollevato interrogativi su un viaggio che si è trasformato in un incubo. Un grido di aiuto «Help», sentito alle tre del mattino di mercoledì 11 dicembre, ha portato il Trotamar III, un veliero dell’Ong tedesca Compasscollective, a intervenire in un momento cruciale. Yasmine, trovata in uno stato di ipotermia e choc, ha dimostrato una forza straordinaria nel fronteggiare l’abisso in cui era stata gettata.

Il salvataggio miracoloso

Il salvataggio di Yasmine, giunta dal mare attaccata a due camere d’aria, è avvenuto in circostanze drammatiche. Circondata da un oceano profondo e oscuro, ha attratto l’attenzione dei marinai che stavano navigando verso un’altra imbarcazione in difficoltà. Quando il silenzio della notte è stato squarciato dalle sue urla disperate, l’equipaggio ha reagito prontamente. «Appena abbiamo spento il motore, ci siamo accorti delle sue grida. È stato un atto automatico metterci in azione», ha raccontato Ina Friene, secondo ufficiale del Trotamar III. Raggiunta l’imbarcazione, Yasmine è stata immediatamente tirata a bordo, avvolta in un telo termico e assistita mentre l’equipe medica cercava di porre rimedio al suo stato critico.

Un tempo che sembrava interminabile ha caratterizzato la telefonata dei soccorritori, i quali hanno dovuto lottare contro il freddo e l’inevitabilità della perdita. Yasmine ha raccontato di essere emersa da un’esperienza da incubo, di aver visto morire i suoi compagni di viaggio e di aver lottato strenuamente per la propria vita.

La tragica storia di Yasmine

Il racconto di Yasmine è un’immediata testimonianza della ferocia del mare. La giovane, partita dalla Tunisia con altri 45 migranti, si è trovata intrappolata in una situazione di emergenza quando la sua barca ha iniziato a imbarcare acqua. Mentre il gruppo si disperdeva, lei ha mantenuto la calma e, insieme ad altri due passeggeri, ha afferrato delle camere d’aria in un disperato tentativo di salvarsi. Con il mare in tempesta, l’angoscia ha preso il sopravvento; i suoi compagni sono svaniti uno dopo l’altro. L’ultima immagine di Yasmine rimasta in acqua, abbracciata a quel salvagente, è un’immagine di solitudine che risuona nelle storie di molti migranti: una lotta per la vita fino all’ultimo respiro.

Mentre veniva portata al poliambulatorio di Lampedusa, ha avuto modo di comunicare con i volontari. Ha confessato di essere felice di essere viva, di essere giunta finalmente in Italia, e ha espresso la preoccupazione per la sorte del padre, rimasto a Sfax, in Tunisia. Sua madre, portata via dall’impietoso destino, l’ha costretta a intraprendere un viaggio pericoloso e incerto.

Dubbi sul racconto e indagini in corso

Sebbene la storia di Yasmine commuova e colpisca, ci sono aspetti che sollevano interrogativi significativi. La durata della sua permanenza in acqua, dichiarata di dodici ore, viene messa in discussione da esperti e investigatori. Per Giovanni Di Leo, procuratore di Agrigento, che attualmente sta indagando per naufragio e omicidio colposo plurimo, sembrerebbe impossibile sopravvivere a lungo in un mare agitato. I segnali di ipotermia che presentava non corroborano l’idea di una permanenza superiore alle dodici ore.

Le autorità indagano su una tragedia che ha coinvolto altri 44 migranti, le cui tracce potrebbero rimanere per sempre scomparse. Nonostante la posizione indicata da Yasmine, la Guardia di Finanza non ha trovato alcun segnale di altre persone. I dubbi si ampliano, e le circostanze misteriose riguardanti la fuga dalla Tunisia sollevano interrogativi sul traffico di migranti.

Un applauso ai soccorritori e le sfide future

Il salvataggio di Yasmine è stato descritto dal suo equipaggio come un evento straordinario. «Era un miracolo», ha affermato Friene, testimoniando l’incredulità di fronte a tale storia di sopravvivenza. Ma dietro questa euforia aleggia l’amarezza per quanti non ce l’hanno fatta. La vita di Yasmine è ora in salvo, ma quella degli altri migranti che affrontano il Mediterraneo è una realtà che continua a fare notizia. Friene ha enfatizzato quanto sia vitale il lavoro delle Ong e dei volontari nel soccorso in mare, poiché molte vite potrebbero essere perse in assenza di un aiuto operativo.

Sebbene Yasmine abbia trovato una nuova vita in Italia, il suo viaggio illumina la complessità e l’urgenza della questione migratoria, una tematica che richiede attenzione e un intervento concertato da parte delle istituzioni internazionali.