Un momento di grande commozione ha caratterizzato la chiusura della macchina F3 allo stabilimento di Fabriano, terminando così un’epoca che ha visto la produzione di carta continua per quasi mezzo secolo. Gli ultimi dipendenti hanno assistito allo spegnimento della storica macchina, simbolo di un’industria che ha segnato profondamente la storia della città marchigiana e, più in generale, del Paese. Grazie a un accordo siglato tra sindacati, azienda e il ministero delle Imprese, 174 lavoratori non subiranno licenziamenti, ma saranno destinati a un anno di cassa integrazione straordinaria.
La chiusura della macchina F3: un evento storico
Nella mattinata di venerdì, alle 8:07, ha fatto il suo ultimo respiro la F3. Questa macchina, attiva dal 1976, ha dato vita a milioni di bobine di carta, contribuendo a mantenere viva l’economia di Fabriano. L’addio è stato segnato da un clima di grande tristezza. I dipendenti, custodi della tradizione di una produzione artigianale e industriale, hanno visto chiudere un’epoca che ha garantito un reddito a numerose famiglie della zona. L’ultimo rotolo, destinato alle stampanti e agli uffici, rappresenta non solo un prodotto, ma un pezzo di storia collettiva che difficilmente verrà dimenticato.
Di fronte a questo drammatico cambiamento, Valerio Monti, uno dei dipendenti di Giano Srl e segretario Uilcom, ha affermato che “Fabriano non produce più carta per fotocopie”, segnalando il declino di un’industria simbolo del Made in Italy. Monti ha anche proposto di conservare l’ultima bobina all’interno del Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, un gesto che permetterebbe di preservare la memoria di una lunga tradizione produttiva.
L’accordo tra azienda e sindacati
L’intesa raggiunta il 9 dicembre al ministero delle Imprese e del Made in Italy prevede che i 174 dipendenti della Giano srl, che stanno affrontando la chiusura dello stabilimento, entreranno in cassa integrazione per un anno. L’accordo si traduce in una salvaguardia temporanea dei posti di lavoro per una grande parte della forza lavoro impiegata nella produzione di carta a Fabriano.
In attesa di una ristrutturazione, il gruppo Fedrigoni ha già delineato un piano di riqualificazione e ricollocamento dei lavoratori. Saranno disponibili più di 150 posizioni lavorative distribuite tra Fabriano e altre sedi del gruppo nel Trentino, Friuli e Veneto. I neoassunti beneficeranno anche di un pacchetto di agevolazioni che promette diverse opportunità. È chiaro, tuttavia, che l’addio alla F3 rappresenta una ferita profonda non solo nel tessuto sociale della comunità fabrianese, ma anche nel patrimonio industriale dell’intera nazione.
Il futuro della produzione di carta
Il gruppo Fedrigoni, pur chiudendo un capitolo storico, punta a ristrutturare e intensificare l’attività negli stabilimenti del gruppo. Marco Nespolo, amministratore delegato, ha illustrato un piano ambizioso che prevede investimenti superiori a 300 milioni di euro a livello globale, di cui una parte significativa sarà destinata ai cinque stabilimenti marchigiani. Nello specifico, si intende concentrarsi sulla produzione di carte speciali per disegno artistico e prodotti per la scuola, tutte realizzate con materiali di alta qualità nel rispetto dell’ambiente.
Inoltre, la crescente domanda di carte di sicurezza, in particolare per passaporti a seguito della Brexit, rappresenta un’opportunità da esplorare. Nonostante i cambiamenti e le chiusure, il gruppo Fedrigoni è determinato a innovare e creare nuovi posti di lavoro, dando vita a prodotti sempre più sostenibili. Dopo la chiusura della F3, la sfida ora è quella di reinventare l’identità industriale di Fabriano e il suo legame con la tradizione della carta.