Uber ha deciso di interrompere temporaneamente i propri servizi in tutto il territorio italiano. Questa scelta, comunicata in concomitanza con le manifestazioni di protesta degli Ncc contro i decreti del Ministro Matteo Salvini, ha sollevato diverse reazioni, inclusa quella del ministero dei Trasporti. Mentre le voci dei sindacati dei taxi si alzano contro chi si oppone al rispetto delle regole, è evidente che la tensione è alta e la situazione è in continua evoluzione.
La reazione del ministero dei trasporti
Il ministero dei Trasporti ha espresso il suo disappunto per la decisione di Uber, che non ha impatti solo sull’azienda stessa, ma in generale sul panorama dei trasporti in Italia. La protesta degli Ncc arriva in un periodo particolarmente delicato, poiché si avvicina il Natale, momento di intenso traffico e necessità di spostamenti. La questione è ulteriormente complicata dall’imminente sciopero generale proclamato da USB.
Il ministero ha ribadito che uno dei principali obiettivi dei decreti è la lotta all’abusivismo nel settore del trasporto pubblico non di linea. Secondo le linee guida del ministero, garantire ordine e regole nel mercato del trasporto di persone dovrebbe essere una priorità condivisa. La volontà è di continuare a lavorare per raggiungere questo fine, auspicando un dialogo costruttivo tra le diverse parti coinvolte.
La manifattura contro l’assenza di regole è un tema ricorrente, ma il ministero invita a considerare che una regolamentazione efficace possa garantire un servizio di qualità per gli utenti e per coloro che operano professionalmente nel settore. La tensione, quindi, persiste e le manifestazioni si preannunciano come un importante momento di confronto.
Le rivendicazioni degli Ncc
Gli Ncc sono in lotta contro il decreto n. 226 del 26 ottobre, firmato da Salvini e dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Questo decreto introduce misure che, secondo le associazioni di categoria, potrebbero compromettere seriamente la loro attività. Tra le principali novità c’è l’obbligo di un foglio di servizio elettronico che deve contenere dettagli obbligatori riguardo a conducenti e passeggeri, ma anche le informazioni sui percorsi di partenza e arrivo.
Una questione centrale è quella della pausa obbligatoria di venti minuti che deve essere osservata per i viaggi che partono al di fuori delle rimesse. Questa misura, ritornata in vigore con il nuovo decreto, è stata già bocciata nel 2020 dalla Corte Costituzionale e viene considerata dalle associazioni Ncc come un inutile allungamento dei tempi di attesa. Infatti, la maggior parte degli utenti Uber ha un tempo di attesa di circa cinque minuti in Europa, mentre le nuove regole obbligano a venti minuti in Italia.
In questo contesto, le associazioni di categoria hanno già annunciato l’intenzione di presentare ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale per contestare il decreto, ritenuto una limitazione alla libertà economica e un vantaggio eccessivo per la categoria dei taxi, che già si trova in una posizione di predominanza nel mercato.
La posizione dei sindacati dei taxi
Dall’altro lato, i sindacati dei taxi non nascondono il loro disappunto rispetto alla protesta degli Ncc e a quella di Uber. Essi affermano che il mercato del trasporto di persone deve rispettare delle regole ben precise per garantire non solo un servizio di qualità, ma anche la sicurezza degli utenti. Sotto questo punto di vista, le lamentele degli Ncc sono viste come una resistenza al cambiamento e alla necessità di stabilire un ordine nel settore.
Le associazioni dei taxi, tra cui Ugl Taxi e Federtaxi Cisal, sostengono che la legalità e la trasparenza debbano essere al centro di ogni servizio di trasporto. In risposta alle critiche mosse contro la presenza di un legale di supporto al ministero, i rappresentanti dei taxi hanno difeso il suo operato, affermando che il rapporto di consulenza è stato svolto a titolo gratuito e che i reclami da parte degli Ncc sono ingiustificati.
La discussione si fa quindi sempre più accesa, con le due parti ferme sulle proprie posizioni. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere l’evoluzione di questa vertenza e per verificare come il ministero dei Trasporti intenderà gestire le richieste e le lamentele da entrambe le sponde del dibattito.