Un caso scioccante di abuso fiduciario emerge da Rovigo, dove una madre è accusata di aver sottratto ben 700mila euro dalla propria figlia disabile. Questo affare inquietante ha coinvolto un’amministratrice di sostegno, la quale è stata scelta nel 2015 per gestire il patrimonio della figlia. Le indagini sono state avviate grazie alla denuncia di un familiare che ha fatto luce su questo misfatto.
L’assegnazione della gestione patrimoniale
Nel 2015, la donna, una 48enne di Rovigo, è stata nominata amministratrice di sostegno con l’incarico di proteggere il patrimonio della figlia disabile. Questo ruolo, che comporta una grande responsabilità, dovrebbe garantire che gli interessi del beneficiario siano sempre tutelati. Tuttavia, la situazione si è rapidamente deteriorata. Invece di amministrare il denaro con cura e attenzione, la donna ha iniziato a orchestrare un sistema di frode che avrebbe portato a un vero e proprio depauperamento del patrimonio della figlia. L’affidamento della gestione pecuniaria è un atto di fiducia che deve essere esercitato nel pieno rispetto delle esigenze e dei diritti della persona vulnerabile. La madre in questione ha invece approfittato della sua posizione, erodendo risorse destinate al benessere della figlia.
L’indagine e la denuncia
Il caso è venuto alla luce grazie alla denuncia sporta da un familiare della giovane di Ficarolo, un comune in provincia di Rovigo. Dopo la segnalazione, la procura ha avviato un’indagine approfondita per accertare l’entità del furto. Le verifiche effettuate hanno svelato un’operazione sistematica di appropriazione indebita. La madre, assieme al suo compagno di 35 anni, ha usato i fondi sottratti per acquistare beni privati. Tra questi, figurano un capannone agricolo e un immobile destinato a residenza. Le indagini hanno messo in evidenza come il denaro rubato fosse gestito con estrema disinvoltura, contravvenendo alle norme che regolano il ruolo di amministratore di sostegno.
Il sequestro dei beni
In seguito alla scoperta delle irregolarità finanziarie, la procura di Rovigo ha intrapreso azioni drastiche, richiedendo e ottenendo dal giudice per le indagini preliminari il sequestro preventivo dei beni. Il provvedimento, richiesto per “diretta” e “per equivalente”, mira a mettere al sicuro le risorse sottratte, che ammontano complessivamente a 700mila euro. Sono stati posti i sigilli su un’ampia gamma di beni immobili, comprese le proprietà acquisite abusivamente. I finanzieri hanno contestato il reato di concorso in peculato continuato, evidenziando la gravità della situazione. Questo passo si inserisce nel contesto di un procedimento giudiziario che è ancora in fase di sviluppo, lasciando aperti interrogativi sul coinvolgimento di altri membri della famiglia e sull’eventuale complicità di terzi.
Questo caso mette in luce la necessità di vigilanza attenta sull’abuso di potere in situazioni di vulnerabilità. Le strutture che gestiscono l’amministrazione di sostegno devono essere in grado di individuare e prevenire comportamenti fraudolenti.