Un’operazione della Guardia di Finanza di Palermo ha portato alla luce attività illecite svolte dalla fondazione Zaklada Europa, coinvolta nella gestione di corsi di laurea del Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet. Gli inquirenti hanno scoperto irregolarità nella gestione delle rette di oltre 800 studenti che, ignari, hanno investito cifre considerevoli in un’istruzione non riconosciuta. Scopriamo nel dettaglio l’inchiesta che ha colpito la pseudo-università e i principali attori coinvolti.
Le irregolarità della fondazione Zaklada Europa
Nel corso di un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza, è stato eseguito un sequestro preventivo di 3,5 milioni di euro nei confronti della fondazione Zaklada Europa. Questa organizzazione si occupava della formazione all’interno del Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet, un ente noto per le sue operazioni non autorizzate. Nonostante le migliaia di studenti iscritti, la fondazione non ha mai ricevuto il nulla osta dal Ministero dell’Università e della Ricerca, rendendo quindi i titoli rilasciati non validi.
La fondazione avrebbe occultato al fisco gli importi delle rette degli studenti, che variavano dai 3.500 ai 26.000 euro all’anno. Tali somme, raccolte regolarmente, non sono state mai dichiarate, suscitando l’attenzione delle autorità. I corsi, indirizzati principalmente verso aree sanitarie, erano frequentati da studenti provenienti da diverse regioni italiane, i quali, dopo essersi impegnati a lungo nei loro studi, hanno scoperto che la loro formazione non aveva alcun valore legale.
L’inchiesta e il profilo degli indagati
Le indagini hanno rivelato che la fondazione Zaklada Europa, pur essendo un ente di diritto croato, ha operato sul territorio italiano dal 2020, offrendo corsi di laurea in italiano con il contributo di professionisti locali. Alla guida della fondazione c’è Salvatore Giuseppe Messina, già noto alle cronache per un arresto nel 2004 a causa di una truffa alla Commissione europea per un valore di 9 milioni di euro relativi a corsi di formazione. Messina, attualmente irreperibile, sembra aver diretto l’attività fraudolenta assieme ai figli, Dario e Giuliana, anch’essi indagati.
I nomi coinvolti non si fermano qui; sono sotto indagine anche Maria Alexandra Mladoveanu Ghitescu, che ricopre un ruolo nel consiglio di amministrazione e gestisce una succursale a Lugano, e Leopoldina Frigula, la presidente della fondazione. Si scopre che le rette non dichiarate sono state accumulate su conti correnti esteri, utilizzando società di comodo situate in paesi come Inghilterra, Svizzera e Bosnia ed Erzegovina. In Bosnia ha sede l’università privata che la fondazione sosteneva di avere in partnership, ma priva di un adeguato accreditamento nazionale.
L’impatto sulla comunità e l’istruzione
L’impatto delle attività fraudolente di Zaklada Europa si riflette su una moltitudine di studenti che, dopo aver investito tempo e denaro, si trovano ora privati di titoli riconosciuti. La situazione ha suscitato indignazione tra gli iscritti e le loro famiglie, evidenziando un problema di fiducia nei sistemi educativi e nella protezione dei diritti degli studenti. Questi episodi non solo danneggiano gli individui coinvolti ma hanno conseguenze più ampie per il sistema educativo nazionale, mettendo in discussione le certificazioni e la credibilità degli enti formativi.
Le autorità competenti sono ora chiamate a che svolgere un’analisi approfondita della situazione per evitare future truffe. Le riforme e i controlli più rigorosi potrebbero rappresentare un passo importante verso una maggiore tutela per gli studenti e verso il ripristino della fiducia nel sistema educativo. La vicenda di Zaklada Europa diventa così un monito per garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro, salvaguardando il diritto all’istruzione di qualità per tutti.