In un contesto di forte tensione politica, la Georgia ha ufficialmente un nuovo presidente. Mikheil Kavelashvili, ex calciatore di fama e attualmente esponente del partito Sogno Georgiano, è stato eletto con il supporto di 224 consiglieri su un totale di 300. Questo voto, avvenuto nella giornata di ieri, ha visto il boicottaggio totale delle forze di opposizione, le quali si oppongono fermamente al governo e alle recenti elezioni del mese di ottobre. La situazione, caratterizzata da manifestazioni di protesta e un clima di sfiducia, segna un momento critico per il paese.
Elezione di Mikheil Kavelashvili e contesto politico
Mikheil Kavelashvili è stato scelto come presidente attraverso un processo di voto che non contempla elezioni presidenziali dirette, ma piuttosto una selezione da parte di un comitato, istituita nel 2017 per garantire una governance più centralizzata. La scelta di Kavelashvili non è stata accolta positivamente dall’opposizione, congregata in diverse manifestazioni che hanno interessato il paese, mostrando il malcontento verso un sistema politico percepito come squilibrato. Le forze di opposizione accusano il governo di manipolare le elezioni per favorire i candidati pro-russo, in un contesto in cui l’influenza della Russia continua a sollevare preoccupazioni tra i cittadini georgiani.
Le manifestazioni che si sono svolte proprio mentre avveniva la votazione per Kavelashvili testimoniano la viva opposizione alla sua nomina. Le principali forze di opposizione, compresi partiti filo-europei, hanno espresso la loro assenza nel voto, affermando di non voler legittimare un processo che considerano già compromesso. Le tensioni si riflettono in una polarizzazione sempre più marcata della società georgiana, divisa tra un desiderio di avvicinamento all’Unione Europea e il sostegno verso la Russia.
Riflessioni sul futuro politico della Georgia
Kavelashvili, che ha trascorso una significativa carriera nel mondo del calcio, ha anche ricoperto ruoli importanti nel Parlamento georgiano dal 2018. La sua elezione ha destato preoccupazioni da parte di molti, soprattutto per il timore che la sua presidenza possa segnare un cambiamento radicale nella direzione politica del paese. Le opposizioni lo considerano un semplice strumento nelle mani di Bidzina Ivanishvili, l’imprenditore che ha fondato il Sogno Georgiano e che continua a influenzare le decisioni politiche. Il timore è che Kavelashvili possa avvicinare la Georgia a un’alleanza con la Russia, compromettendo così anche i rapporti con l’Unione Europea.
Questo sviluppo ha portato a una profonda disillusione tra i cittadini che hanno sempre sperato in un futuro europeo per la Georgia. Il presidente uscente, Salome Zourabichvili, nota sostenitrice dell integrazione europea, non ha riconosciuto i risultati delle elezioni di ottobre, aggravando ulteriormente la crisi di legittimità del nuovo governo. La sua mancanza di sostegno rappresenta un campanello d’allarme per la stabilità politica del paese e per il futuro dell’alleanza strategica con l’Occidente.
Le manifestazioni di protesta e il clima di tensione nella capitale
Le manifestazioni programmate per oggi a Tbilisi, che vedranno la partecipazione di vari gruppi antigovernativi, sono indice di un clima di crescente malcontento. Le opposizioni hanno organizzato queste azioni di protesta per ribadire il loro dissenso rispetto al nuovo presidente e per denunciare le presunte irregolarità nella gestione delle elezioni. Queste proteste nascono dalla volontà di fare sentire la voce di chi non si riconosce nel recente esito politico e nel modo in cui sono state condotte le elezioni.
La capitale si prepara a vivere una giornata intensa, con un atteso afflusso di persone che vorranno esprimere il loro discontento. Nonostante le sfide che si profilano all’orizzonte, i gruppi di opposizione sembrano determinati a resistere e a mantenere viva la luce della critica verso un governo che considerano oppressivo. Il 29 dicembre, data in cui Kavelashvili sarà ufficialmente insediato come presidente, potrebbe rappresentare un ulteriore punto di rottura tra le autorità e la coalizione di opposizione, portando a nuove manifestazioni e tensioni nel paese.